Appunti di storia della letteratura. Dal milleseicento alla scuola classica e Carducci
di Marcello De Grandi
Negli oltre due decenni di insegnamento letterario, mi sono capitati un paio di incidenti non comuni. Alla maturità classica del 1976 due miei studenti furono bocciati. Preferirono non ritornare alla scuola parificata che avevano fino allora frequentato per iscriversi ad un liceo statale. Dopo un mese, però, li vedo arrivare un po’ frastornati a chiedermi le dispense su cui avevo fissato l’insegnamento del programma e che essi, seccati per la bocciatura, avevano stracciato. Mi esposero il motivo: “Su queste, almeno, si capisce e si riesce a studiare; nella nuova scuola, fra libri e insegnante, siamo disorientati”. Il secondo caso fu addirittura grottesco. Accadde alla maturità dell’anno seguente. Un candidato aveva scelto come prima materia di esame orale la Letteratura Italiana. L’interrogazione si aggirò anche sul D’Annunzio, di cui fu richiesto il commento ad un testo poetico, tra quelli segnalati dal programma della scuola. L’analisi fatta – assicurava poi lo studente interessato- aveva seguito quella proposta in scuola e fissata nelle cartelle ciclostilate. Le notazioni espresse sorpresero la commissione che uscì in questa conclusione precipitosa: “Diamo il massimo voto a questo candidato, ma a nessun altro in seguito, altrimenti non potremmo segnalare la distinzione di competenza!…” . Alcuni compagni vennero a lamentarsi con l’insegnante, che li aveva danneggiati, impedendo loro, ancor prima di essere esaminati, di accedere alla più alta classificazione.
Mi è sembrato di trovare in simili episodi uno stimolo a realizzare un progetto a lungo vagheggiato, ma sempre rimandato: dare alle dispende scolastiche un contenuto più esauriente, mantenendo, però, le premesse estetiche e i parametri critico-storiografici che ne discendono. Ne sono risultati questi appunti per una STORIA DELLA LETTERATURA ITALIANA, che speriamo saranno trovati, benché molto più estesi, ancora chiari e studiabili. Il giudizio resta naturalmente a critici, insegnanti e studenti, a quali auguro -Buon lavoro!- ricordando gli anni verdi trascorsi al loro posto.